Proviene dal latino SALTUS, participio passato del verbo SALIRE = ballare, saltare. Dalla radice SAL-/SAR-, che nel sanscrito SARAMI significa VADO, SCORRO, correlato a SARAS = acqua e SARIT = fiume.

SALTO somiglia a un getto, un corso d’acqua: è uno s-balzo rapido, d’improvviso, da terra verso l’alto, in avanti o verso il basso. Non è PASSAGGIO, ma sospensione im-mediata, senza “metter tempo in mezzo” (Cfr. Vocabolario Etimologico della lingua italiana – O. Pianigiani

Infatti, qualcosa che SALTA AGLI OCCHI è ciò che risulta molto evidente, istantaneamente intuibile ma, al tempo stesso, SALTARE qualcosa può significare trascurare del tutto un dettaglio, senza la minima riflessione.

Salto è anche ballo, danza: salti e sospensioni caratterizzano tutto il mondo della danza, da quelle tribali alla classica, ma si possono fare ““due o quattro salti” tra amici.

SALTARE è poi il verbo che parla dell’affrontare e/o superare ostacoli come, per esempio, nel caso degli sport (calcio, atletica etc.) o di situazioni del tutto nuove e inizialmente spaventose: in questo caso, si dice “fare un salto nel vuoto” o “nel buio”.

Si tratta di un e-levarsi, un lanciarsi, un sorgere, per lo più festoso: si spicca un salto, si salta di gioia o al collo di qualcuno per affetto o felicità.

Il SALTO è un atto di fiducia o di fede verso il futuro, verso l’altro o verso se stessi: è l’incontro con un vuoto e ignoto che, in realtà, altro non sa che farci immediatamente sentire più pieni e consapevoli.

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