Ogni inverno 3.000 balene grigie migrano per più di 10.000 chilometri dall’Alaska alla Baja Sur in Messico dove molte femmine possono partorire in sicurezza in una delle tante lagune prima di fare il lungo viaggio di ritorno in estate verso le acque ricche di nutrienti del nord America.
Tra queste lagune quella di San Ignacio fa parte della più grande riserva naturale dell’America Latina, la Riserva della Biosfera El Vizcaino che, dal 1993, è anche patrimonio mondiale dell’UNESCO. Qui, il contatto anche fisico tra turisti e balene è al centro di un nuovo modello di conservazione marina.
E’ un modello di protezione comunitaria sostenuto dalla popolazione locale, dagli scienziati, da attivisti di fama mondiale e dal governo messicano al punto da essere copiato da altre comunità che, in tutto il mondo, stanno cercando di preservare i loro tesori naturali.
Durante il periodo migliore per osservare le balene, da gennaio all’inizio di aprile, la pesca è vietata e la gente del posto si guadagna da vivere gestendo gli otto campi turistici lungo la laguna o le poche barche di osservazione delle balene.
Ma le balene grigie vanno protette anche perchè sono ingegneri dell’ecosistema dato che nutrono, con le loro, feci il fitoplancton che, a sua volta, è fondamentalmente la base di ogni rete alimentare marina: tutto esiste nell’oceano perché esiste il fitoplancton.