Nonostante oggigiorno venga comunemente definito “il paese più felice del mondo”, la Finlandia è stata famosa per molto tempo per avere uno dei tassi di suicidio più alti al mondo. Ma negli ultimi tre decenni, il Paese ha dimezzato il loro numero attraverso una serie di iniziative e interventi a carattere nazionale.

Il 1990”, afferma Timo Partonen, professore di ricerca presso il THL, l’Istituto finlandese per la salute e il benessere, “è stato l’anno più buio nella storia della Finlandia per quanto riguarda la mortalità per suicidio”. Quell’anno la Finlandia registrò 1.512 morti per suicidio, su una popolazione, allora, di poco meno di 5 milioni.

Nel 2022 la Finlandia ha invece registrato 740 suicidi, su una popolazione di 5,6 milioni di abitanti, un dato più in linea con la media dell’UE. Tra le iniziative a cui viene riconosciuto il merito di aver contribuito a realizzare questo cambiamento c’è il progetto nazionale di prevenzione del suicidio.

Questo si è svolto tra il 1986 e il 1996, e ha ridotto la mortalità per suicidio del 13%. Partonen attribuisce il successo di questo programma al miglioramento delle cure per il disturbo depressivo, alla diagnosi più rapida e precoce e all’avvento di trattamenti migliori.

Sono state inoltre introdotte linee guida sulle migliori pratiche per trattare altri disturbi psichiatrici, tra cui l’abuso di alcol e i disturbi della personalità. Sebbene queste abbiano avuto un impatto positivo, Partonen afferma che molti malati ancora non ricevono alcun aiuto perché non lo cercano o perchè il loro trattamento viene interrotto.

Ma il THL spera di contribuire a migliorare ancor di più i numeri, che si sono stabilizzati negli ultimi anni, con un nuovo progetto di prevenzione in vigore dal 2020 al 2030. Il suo obiettivo è ridurre ulteriormente i tassi di suicidio, in parte migliorando l’istruzione del pubblico, dei giornalisti e dei giornalisti oltre che dei fornitori di servizi sanitari.

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