I guardiani dell’Amazzonia

Tra il 2001 e il 2020, nell’Amazzonia ecuadoriana, sono stati disboscati 623.510 ettari. Attività illegali legate all’industria agroalimentare, all’estrazione mineraria e il disboscamento continuano a danneggiare questa parte della foresta pluviale amazzonica, considerata il polmone del pianeta.

In risposta all’emergenza ambientale le comunità indigene hanno fatto ricorso a un’antica pratica per proteggere la loro terra: l’istituzione di guardie indigene, gruppi di giovani uomini e donne che monitorano l’Amazzonia per prevenire le attività illegali.

La loro conoscenza ancestrale e lo stretto rapporto con la natura li hanno resi i guardiani ideali di questo ecosistema vitale per cercare di combattere la deforestazione e le attività estrattive, che sono tra le principali cause del cambiamento climatico.

Nel 2017, con il sostegno dell’organizzazione non governativa Amazon Frontlines e della Ceibo Alliance, ai membri delle comunità sono stati forniti strumenti tecnologici, tra cui droni, trappole fotografiche e strumenti di georeferenziamento con i quali possono ora monitorare i cambiamenti nella foresta pluviale amazzonica.

“La tecnologia ci ha aiutato a scoprire che il nostro prezioso fiume veniva invaso e i nostri diritti venivano violati. Questo ci ha dato i mezzi e le prove per agire e difendere la nostra terra per le generazioni a venire”, dice Nixon Andy Narváez, membro della comunità A’i Kofán.

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