“Sarà banale sentire un calciatore dire ‘no alla guerra’, sentirgli dire che la guerra è sbagliata, sempre. Ma se fosse davvero così banale non saremmo qui, nel 2022, a ribadirlo tutti insieme”.

Sono le parole di Matteo Pessina, centrocampista dell’Atalanta e della nazionale italiana che divide lo spogliatoio con Ruslan Malinovskyi, ucraino, e Aleksey Miranchuk, russo. Lo spogliatoio è uno stanzone sacro per chi gioca a pallone, quattro mura in cui succedono tante cose che spesso non escono all’esterno.

Ci sono però momenti in cui un gesto, seguito da altri gesti, è giusto che venga a conoscenza di tutti. E Ruslan e Aleksey l’altro giorno, mentre la follia della guerra metteva contro Russia e Ucraina, loro, a Zingonia, si sono abbracciati.

Perché sono e resteranno amici sinceri ed il primo, dato che parla russo, ha aiutato il secondo ad ambientarsi dopo il suo arrivo all’Atalanta, facendogli da interprete. Perché sono uomini, compagni, fratelli.

“Noi ci siamo subito stretti a loro e continueremo a farlo in questo momento difficile come una grande famiglia. Questo è il calcio che unisce ciò che la follia umana prova a dividere. Stop alla guerra in Ucraina”.

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