Le parole in rima hanno lo stesso suono: la poesia ci tocca col susseguirsi di onde melodiche e con un ritmo a cui la rima contribuisce coi suoi accenti, assieme a un altro elemento-chiave: la metrica.

Esistono regole. Ci sono tanti tipi di rima (piana, tronca, sdrucciola, ricca…) e tante disposizioni (baciata, alternata, incrociata, incatenata, interna…).

Altri esempi: tronca, alternata (ABAB), incatenata (ABA, BCB, CDC…), interna…

Ma c’è un fatto molto importante da sapere: se la rima è suono, il suono non è solo rima. I versi poetici scorrono per musicalità e assonanze non necessariamente armoniche, o forse è giusto dire che è la poesia stessa a stabilire la propria armonia, con o senza rime.

Così anche la metrica, nella ricerca di ritmo e forma, può seguire i canoni: 1 – forma “chiusa”, regolare, fissa, prestabilita, codificata. O anche no: 2 – verso libero, segue le regole che inventa chi scrive la poesia.

La nostra tradizione, dalle origini, segue entrambe le strade.

Dunque? La poesia è il genere letterario con più regole, ma anche quello paradossalmente più libero: è il luogo d’eccellenza dove le norme si tradiscono e si reinventano.

Lanciamo un sassolino per la prossima volta… e che cosa vuol dire “lanciare un sassolino”? Che espressione è? Che immagini fa venire in mente? La poesia vive di figure retoriche e il “sassolino” è una di queste, vedremo questo e altro!

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