Parola che proviene dal latino RECORDARE (ricordarsi, richiamare alla mente), formato dalla particella RE- (“di nuovo, addietro”) che sta ad indicare qualcosa che ritorna + CORDARE.

RE-CORDARE contiene la radice COR, ovvero “cuore”, che una volta era ritenuto sede, oltre che di anima e di sentimenti, di memoria. In francese, infatti, “imparare a memoria” si dice “apprendre par cœur” e, in inglese “know by heart” significa “sapere a memoria”.

Sebbene l’uso di “memoria” coincida spesso con quello di “ricordo”, i due termini non hanno proprio lo stesso significato: mentre la memoria è la facoltà di “ritenere i pensieri”, che consente sia di trattenere “meccanicamente” nella mente informazioni di vario genere che di conservare l’insieme dei nostri ricordi ed esperienze e può essere collettiva e storica, il ricordo è un singolo frammento di memoria, più personale, meno meccanico edimprescindibilmente connesso ad emozioni e sentimenti.

Quando qualcosa ci “tocca il cuore”, nel bene e nel male, si imprime dentro di noi con tutte le emozioni che porta con sé e, ogni volta che lo richiamiamo alla mente, quel vissuto emotivo ri-emerge e ci avvolge nuovamente. Per questo, ricordare può essere difficile e farlo richiede CORAGGIO (V. CORAGGIO)che, non a caso, possiede la stessa radice.

Recitare a memoria una poesia, una filastrocca o un elenco di dettagli non è certo la stessa cosa che ricordare fatti, episodi ed eventi vissuti personalmente nel passato. Entrambe le azioni richiedono, però, impegno e attenzione e richiamare alla mente i ricordi, che sia con piacere o a fatica, è utile quanto esercitare la memoria.

I ricordi sono l’impronta di noi stessi che non può essere cancellata, le radici che raccontano da dove veniamo, descrivono ciò che siamo diventati e indicano dove possiamo andare. Radici preziose che affondano nel cuore e che, nel tenerci legati, ci offrono la libertà di essere, puramente ed unicamente, noi stessi.

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