La parola merito viene dal greco meris = porzione, parte, da cui il verbo meiromai = ricevere la propria parte. L’origine latina risiede, invece, in meritum = cosa meritata, ricompensa, premio, derivato a sua volta dal verbo mereri = acquistare, guadagnare. Il suo significato è:azioni o qualità degne di ricompensa, lode o gratitudine ma anche di biasimo e pena.

Merito è un termine la cui applicazione è lungi dall’essere neutrale, per due motivi. Il primo è che chiama in causa un importante problema morale: CHI merita, CHE COSA merita e sulla base di QUALI CRITERI merita di essere premiato o punito?

Il secondo è che non è un termine inclusivo: se un individuo o anche un gruppo di persone viene premiato perché degno di merito, un altro o altri gruppi non lo saranno perché non ne sono altrettanto degni. E se punisco qualcuno o alcuni perché degno/i di de-merito, lo/iescludo come “peggiore” rispetto ad altro/i. Tuttavia, è un termine che prevede una relazione: le ricompense ed i premi si ricevono solitamente da altro/i rispetto a noi, così come le punizioni ed i guadagni.

Merito è, tuttavia, una parola utilizzata di frequente, soprattutto nel suo derivato meritocrazia composto da meritum e kratos (potere) = potere al merito. Interessante notare però che, se prendiamo il termine meris greco (parte) al posto di meritum, il significato diventa potere alla parte”, che suona anch’esso “esclusivo”.

Ma quale parte? E perché solo quella? L’idea di merito e di meritocrazia fa sorgere tali domande, perché mette in risalto una parte rispetto ad altre: che si tratti di un gruppo sociale, di una parte del gruppo, o di un singolo il merito sembra voler costringere alla partizione, alla separazione di parti di noi o tra individui, alla superiorità di qualcosa rispetto ad altro.

Merito è un termine delicato, da utilizzare con cautela: la sua etimologia costringe all’allerta e all’attenzione per un uso sensibile e pertinente, applicato nei contesti appropriati. La relazione che esso esprime può essere sensata e costruttiva solo se si valutano attentamente i criteri di assegnazione, le condizioni di applicazione e realizzazione e si affidano meriti e demeriti in modo responsabile, solidale e rispettoso anche di coloro che “meritevoli” o “immeritevoli in quel contesto non sono.

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