La dura proposta sull’immigrazione britannica

Suella Braveman, ministra dell’interno inglese del governo del primo ministro conservatore Rishi Sunak, lo scorso martedì ha presentato una durissima proposta di legge per contrastare l’immigrazione nel Regno Unito.

La proposta prevede che qualsiasi persona entrata irregolarmente nel Regno Unito sia messo prima in uno stato di fermo e in seguito espulso verso il Ruanda (che ha stretto un accordo con il governo inglese), nel suo paese d’origine o in un “terzo paese sicuro”.

La proposta della Braveman consentirebbe la detenzione per i primi 28 giorni senza possibilità di cauzione o ricorso e impedirebbe a chi entra irregolarmente nel paese di potersi appellare alle leggi britanniche contro la schiavitù e la tratta di esseri umani.

Questa legge colpirebbe in particolare i migranti che cercano di arrivare attraverso il canale della manica (che si trova tra Gran Bretagna e Francia) nel Regno Unito. È una tratta che ha visto molto aumentare il numero di persone che tentano di entrare in Inghilterra negli ultimi anni.

È probabile che i conservatori e il premier Sunak stiano giocando in questa maniera la facile carta del contrasto all’immigrazione (con toni e modi eccezionalmente e tristemente duri) per cercare di riguadagnare terreno in vista delle elezioni che vedono il partito labourista in vantaggio nei sondaggi.

Innumerevoli, ovviamente, le voci contrarie a questa proposta di legge, tra cui le nazioni unite e numerose associazioni per i diritti dell’uomo. Amnesty International ha dichiarato che “non c’è nulla di giusto, umano o persino pratico in questo piano”.

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