L’etimologia di questa parola viene dal latino identitas derivato di idem “medesimo” – e dal greco tautotes = identità.

La parola identità ha molti significati. Prima di tutto, indica l’essere identico a qualcosa, l’uguaglianza assoluta, la perfetta corrispondenza tra due cose (ESEMPI: fotocopia e originale, essere due gocce d’acqua tra persone, unità di misura identiche (2=2; lati del quadrato; pezzetti identici di LEGO), casi di omonimia (stesso identico nome e cognome) due pareri o opinioni (“la penso esattamente come te”).

Identità può significare anche l’unicità delle persone o di gruppi di persone. Si parla di identità personale, intendendo l’insieme delle caratteristiche individuali (fisicità, carattere, temperamento, atteggiamenti, interessi etc.), che consentono di riconoscersi, consapevolmente e continuativamente nel tempo, come un individuo diverso dagli altri.

Di identità sessuale, che indica il sesso biologico dalla nascita, e di identità di genere, ovvero della percezione che ciascuno ha di sé in quanto maschio o femmina.

Nel caso di gruppi di persone, si parla, invece, di identità sociale o collettiva come l’insieme delle caratteristiche (ceto sociale, razza, professione, nucleo familiare etc.) che consentono di classificare le persone in un gruppo sociale tra i tanti esistenti e di identità culturale, cioè l’insieme dei caratteri tipici di un individuo, un gruppo di individui, una nazione.

Esiste anche uno strumento attraverso il quale è possibile accertare la propria identità, permettendo così di identificarci: la Carta d’Identità. Vi sono raccolti tutti i dati che permettono il riconoscimento di una persona, come la sua fotografia, le indicazioni di stato civile, le caratteristiche fisiche e i dati anagrafici.

Sembra, in questo senso, che la nostra identità possa essere definita da un qualche tipo di carta o tessera e, in quanto tale, rimanere stabile e immutabile nel tempo. Eppure, la nostra identità, individuale o collettiva, può entrare in crisi (V. Crisi). Si parla, infatti, di “conservare la propria identità” o di “perdere la propria identità”.

Il rimanere identico a se stesso per l’essere umano quando tutto nel mondo, compreso lui, cresce, cambia e si trasforma, suona in effetti come un paradosso. Non può avvenire in automatico ma implica un processo di valutazione costante di ciò che riteniamo caratterizzare la nostra unicità personale o sociale: i periodi di crisi sono i passaggi necessari da attraversare per continuare ad affermare la nostra identità, al di là di un qualunque documento pensato per definirci.

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