Deriva dal termine FOLLE, che viene dal latino FOLLIS = mantice, soffietto ma anche pallone pieno d’aria, a sua volta proveniente dal verbo FOLLEO = “agitarsi come un mantice, muoversi di qua e di là”. Sostituì lo STULTUS o INSANUS degli antichi e venne usato metaforicamente per “uomo di testa vuota di senno”, per la forma rotonda della testa in associazione con l’idea di vacuità, leggerezza e mobilità.

Allo stesso modo il tedesco WINDBEUTEL significa “borsa piena di vento”, ma anche “bignè” e, per estensione, “uomo vanaglorioso”. È considerata la condizione tipica di chi non utilizza o ha perduto il senno e opera sconsideratamente, senza riflessione alcuna.

Curioso notare che l’etimologia di FOLLETTO è affine a quella di FOLLIA, poiché anch’esso deriva da FOLLIS e dal verbo FOLLEO. Questa idea del potersi “muovere di qua e di là” con leggerezza è proprio ciò che ha permesso di definire FOLLETTI (in O. Pianigiani, Vocabolario Etimologico della Lingua Italiana) “certi spiriti leggeri, volubili e matterelli, che un dì si credevano popolare le regioni dell’aria, e che s’insinuavano spesso per le case dei mortali a molestare, senza esser veduti, le fantesche [N.d.R. domestiche] e le altre persone povere di spirito”.

I greci distinguevano, invece, varie forme di follia (molte relative al contatto con il divino nelle esperienze amorose, nei rituali estatici o nell’ispirazione di profeti e poeti), che chiamavano in diversi modi. Il termine più vicino a ciò che comunemente s’intende con FOLLIA è MANIA = esaltamento, insania, furore. Presenta la stessa radice di MENOS, che indica “forza vitale, impeto”, ma anche “ferocia, ira” e deriva, inoltre, dal verbo MAINOMAI, che indica l’“essere fuori di sé”.

Nel pensiero comune, la follia è intesa come la mancanza di senno, che varia dalla leggera sconsideratezza ad un grave stato di alienazione. L’assenza di giudizio, a volte lecita, se non addirittura necessaria, per rompere gli schemi ordinari e scoprire nuove realtà, può trasformarsi in follia cieca, se reiterata senza tregua.

La FOLLIA, dunque, non è propriamente malattia quanto sconsideratezza, incapacità di giudizio, un impulso irrefrenabile all’azione privo di riflessione. Il rischio della FOLLIA sta nel suo essere piena d’aria, nella sua leggerezza inafferrabile: un volo continuo senza possibilità di atterraggio. Che sia estasi benefica o malefica, sicuramente viaggia su binari scoscesi e incontrollati, senza freni o appigli di alcun genere.

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