L’etimologia della parola “coraggio” rimanda sia al provenzale coratge che altardo latino coratum, entrambi derivati da cor = cuore. C’è anche chi riconduce l’etimologia di coraggio a cor habere (avere cuore) o cor agere (agire col cuore). In ogni caso, al centro del significato più profondo di questa parola sta il CUORE.
In origine, il termine si riferiva proprio al cuore stesso che, nell’antichità, era correlato all’anima e veniva ritenuto sede di tutti i sentimenti e dei più profondi desideri umani. Il cuore era anche considerato la fonte principale del calore innato del corpo: più elevata era la temperatura, più coraggiosa era quella persona.
Il coraggio è generalmente definibile come la forza d’animo nel sopportare con serenità dolori fisici o morali, nel non temere i pericoli e nell’affrontare consideratamente rischi, sacrifici e difficoltà. Può essere, tuttavia, usato in tono dispregiativo quando il suo impiego eccessivo o inappropriato diventa arroganza o insolenza.
Avere coraggio non significa soltanto avere un cuore, ma anche un “certo tipo” di cuore, determinato, propulsore di gesti e scelte, capace di affrontare situazioni pericolose, penose o imprevedibili, senza cedere alla paura. Un cuore capace di mostrarsi, che non ci faccia incurvare le spalle di fronte alle sfide della vita ma che ci aiuti a fronteggiarle con fierezza e con il petto ben aperto.
Nelson Mandela esortava, infatti, a considerare il coraggio non come la mancanza di paura, ma come la vittoria sulla paura e l’uomo coraggioso non come colui che non prova paura ma come colui che riesce a controllarla.